domenica 13 febbraio 2011

Death Race 2!

Già il primo era Stupendosissimo®, ma con questo secondo capitolo l'amato Paul W.S. Anderson (che qui si limita a produrre, lasciando che sia il primo pirla che passava per strada a fare danni alla regia) è davvero riuscito a superare sé stesso.
Del resto, quando l'uomo dietro alla saga di Resident Evil produce e scrive, ci si deve aspettare che l'asticella della qualità sia sempre altissima. Così ci passiamo sotto senza neanche chinarci...

Con un notevole colpo di scena ci troviamo di fronte ad un prequel, in cui vengono narrate le vicende del leggendario pilota di Death Race Frankenstein, fugacemente citato nel primo capitolo e verso il quale nessuno ha mai nutrito il benché minimo interesse, ma ok...
Magistralmente (!) interpretato da Luke Goss (la cui posa tipica consiste in un primo piano con lento movimento di camera ed esplosione infernale alla spalle), Death Race 2 spende tre quarti del suo tempo a descrivere la vita da rapinatore di banche prima e novello carcerato poi, di tale Carl Lucas.
Ovviamente non poteva finire in una galera normale, ed eccolo quindi in una struttura del consueto prossimo futuro distopico (futuro non così futuribile: hanno ancora gli iPhone 3) da cui una rete televisiva trasmette incontri mortali tra carcerati.
Essendo inoltre particolarmente sfigato, il suo caro ex-boss decide di farlo uccidere, temendo possa incastrarlo (questa mancanza di etica tra criminali mi infastidisce).
La sua fortuna sarà la crisi degli ascolti del programma, che spingerà la produzione ad organizzare corse automobilistiche letali, campo in cui è gran manico.

Abbiamo quindi circa 15 parzialmente-intensi minuti di corse, prima del climax che porterà alla genesi del personaggio Frankenstein; nel mentre, riuscirà a farsi un esercito di nemici, ottenere il respect di un sacco di gente fortissima e pure a copulare selvaggiamente con una tettona. "Due su tre è un buon risultato", mi sento di dire.
Gente fortissima, dicevo, perché tra nemici ed amici, abbiamo una vera parata di grandi caratteristi: Sean Bean, Ving Rhames, il carcerato perpetuo Danny Trejo e pure Liu Kang di Mortal Kombat!

Credo non ci sia neanche bisogno di dire che il resto è pura spazzatura, con la solita regia ubriaca e una trama assente giustificata.

Voto: mah, scegliete a caso tra zero e il numero di mani che avete.
Direi un 7 sul trashometro, in massima parte dovuto ai virtuosi salti logici della trama e ad un imperdibile duello a colpi di lanciafiamme (che come arma bianca mostra qualche limite, va detto)!