sabato 28 settembre 2013

Prosamelma: alla fine viviamo in un tempo senza costrutto, ma con molto strutto

Se cinemelma è in stato comatoso da mesi, pare opportuno farla rinascere come una fenice previa opportuna frittura.  Eccovi dunque prosamelma, inaugurata (e sepolta) con con questo trattato sullo strutto e sulla mancanza di costrutto.

Discutendo con l'egregio Luca Busi sui rispettivi tumulti interiori, egli giunse a propormi una affascinante congettura: "alla fine viviamo in un tempo senza costrutto, ma con molto strutto".
Lasciò dunque a me il compito di dimostrarla ed approfondirla, secondo rigorose regole (20 giorni per quattro facciate A4, font Arial massimo corpo 16 - ho usato il 15 - 2 cm di margine, nessuna immagine).

Eccovi dunque il risultato di tanto struggimento.  Gli haiku per ciascun capitolo (con tanto di kigo e kireji: siam mica puffaroli) sono un extra per farsi perdonare il giorno di ritardo nella consegna.



Alla fine viviamo in un tempo senza costrutto,
ma con molto strutto

Ovvero come imparammo a friggercene dei nostri guai.
- una prosa libera di Davide Alberani su traccia di Luca Busi -

In principio fu lo strutto

fine adipe
fin dalla porcilaia,
dentro le panze
Quale che sia l'approccio gnoseologico alla genesi dell'Universo che si voglia seguire – sia esso religioso, filosofico, scientifico o Lovecraftiano – la mente acuta e l'occhio non prosciuttato riconoscerà in tutti questi metodi un chiaro elemento comune, dal quale la nascita dell'Universo (indubbiamente il luogo più incasinato in cui vi capiterà occasione di trascorrere la pausa pranzo) non può in alcun modo prescindere: lo strutto.
È infatti palese che tutte le dottrine prevedono uno stato iniziale di candida quiete e oleosa purezza, seguito – per imponderabili quanto imbarazzanti fluttuazioni intestinali – da un turbamento seminale, un'asimmetria impercettibile, uno struggimento appunto, auto-amplificato in un feedback indubbiamente negativo che ci ha portato all'attuale bordello.
L'Universo è dunque nato strutto, e strutto morrà.
Da una tale visione panteistico-culinaria, ne consegue che lo stesso dio non potrà essere altro che purissimo strutto, troppo candido per essere direttamente contemplato da occhio umano, eppure sempre presente nelle sue tante incarnazioni di derivazione suina.
Con questo non vogliamo certo togliere dignità all'altra metà del creato; ci sono infatti forti indizi che lo strutto sia in realtà solo parte della materia fondamentale di cui l'Universo si nutre: basti infatti osservare l'energia dello strutto (890 kcal – ringraziamo per questo dato l'untuosa Wikipedia); tale valore appare una evidente approssimazione, se si considera che 42 moltiplicato per la propria metà (21, ignoranti!) fa 882: cifra sospettosamente vicina a quanto riportato e che ci induce ad ipotizzare un complotto che da tempi immemori mira a celare la reale natura del mondo. Confidando non ci sia bisogno di spiegare il banale salto logico che da quanto sopra ci fa concludere che lo strutto abbisogna di una degna controparte per dare un senso alla vita, l'Universo e tutto quanto, non risulta difficile comprendere che la restante componente è identificabile nella Nutella, così cromaticamente distante dallo strutto quanto ad esso vicina per la quantità di goduria che è in grado di distribuire ai figli della Terra. Coppia ferrarese e Nutella: il segreto per la pace nel mondo e la pace dei sensi.

Azdoragenesi

caldo l'olio
sudata la nonnina,
amore fritto
Chiunque abbia anche solo delle basi di astronomia, comprende bene che l'iniziale stato di purezza ed altissima concentrazione era destinato ad essere seguito da una fase iperinflattiva in seguito alla quale l'adiposa materia – via via meno compatta – ha avuto modo di riorganizzarsi, aggregando le sue differenti componenti per realizzare l'azdora: essere perfetto, infaticabile motore che trasforma lo strutto in prelibatezze.
Sublime momento, unicum nell'intera cosmologia, le generazioni delle nostre nonne e bisnonne hanno rappresentato il massimo punto di equilibro tra facilità estrattiva della bianca materia prima e la capacità – oseremmo dire l'incoscienza – di usarla senza curarsi delle conseguenze dietetiche.
Abbiamo quindi avuto decine di anni di squisitezze basate sullo strutto: crescentine, piadine, taralli, cannoli e una infinità di altre, per tacer di eccellenze alimentari affini allo strutto, quali i sublimi ciccioli.
Le implicazioni socio-economiche di questo evento catartico sono sotto gli occhi di tutti: e se la storia manca di identificare l'indissolubile legame tra boom economico e la vigorosa spinta energetica derivata dall'ingestione di prodotti in cui la forza dello strutto scorreva potente, è solo imputabile ai già menzionati poteri forti che hanno agito nell'ombra per occultare la verità.
Generazioni d'oro sono cresciute nutrendosi di alimenti genuini (lo strutto non mente!) e la loro energia si è riversata nelle loro opere: grandi infrastrutture sono sorte dal nulla, al sol fine di trasportare lo strutto (e la lieta novella delle ricette che lo contengono) in giro per la nazione. Una crescita economica che è anche stata accompagnata da crescita morale: era infatti un'epoca in cui c'era gioia nell'insegnare e nell'apprendere nuovi modi di usare lo strutto: le ricette regionali sono il vero mattone su cui è stata edificata l'Italia!
Non va poi dimenticato che tutte queste energie ebbero ricadute non solo materiali, ma anche erotico-affettive: tutto quell'accumularsi di strutto in lombi e fianchi fu certo causa prima del baby-boom, ben più del miglioramento della situazione economica che coinvolse la maggior parte della popolazione (e che comunque ebbe la stessa causa).
Lo strutto è amore!

La coda del maiale

caduca coda,
non più noi ci si strugge
al fast food
Come spesso accade, la troppa opulenza è fonte di declino (citofonare quei debosciati degli antichi romani per maggiori dettagli), e tanto rapida fu l'ascesa di quelle generazioni fortunate quanto improvvisa ed imbarazzante fu la caduta delle successive.
Una strettissima spirale discendente (degna parte terminale del porco) nel giro di pochissimi anni ci precipitò in una serie infinita di orrori. Prima ancora che il gnocco fritto potesse freddarsi, ci ritrovammo circondati da McDonald's, Burghy, Spizzico ed altri templi del grasso idrogenato. Come mucche al macello, gli avventori – che pur avevano conosciuto la fragranza dei prodotti genuini – si avviarono in massa ad assaggiare ogni giorno cibi sempre uguali, privi di storia e amore.
Una felicità effimera, quella data da questi prodotti seriali privi di personalità: come sperare di trovare ispirazione in un BigMac? L'industrializzazione, coi suoi prodotti sempre identici, ci ha privato di spirito critico, di capacità di apprezzare le sfumature e persino di eleganti spunti di conversazione (e.g. “diobò, ieri ero dalla Gigina a mangiare le crescentine: me n'è cascata una fuori dal piatto che era così unta che dopo si vedeva attraverso il tavolo!”)
Stolta la mente che di fronte all'orrore fin qui descritto già vacilla! Stolta e destinata ad essere sconvolta dall'ancor più spaventevole seconda parte del diabolico piano che ci ha allontanato dalle cose buone e grasse della vita.
La prima fase era infatti volta a rendere assuefatti a tanta banalità i palati delle nuove generazioni; compito facile, essendo sufficiente puntare su componenti quasi insapore per poi far leva sulla sola quantità: panini sempre più grandi venivano infatti stantuffati giù per i gargarozzi, saltando a piè pari i centri del sapore.
Tutto ciò fu però soltanto il primo passo: una volta formata una popolazione di obesi privi di gusto, fu gioco facile convincerli che tutte le regole alimentari che gli erano state insegnate – incentrate su junk-food in quantità industriali – erano sbagliate e che l'unica via di salvezza non era già il ritorno alle tradizioni (ormai solo sbiaditi ricordi nelle papille dei più anziani), bensì un abominevole binomio formato da cibo macrobiotico e porzioni da canarini morti.
Che shock, osservare il progressivo rimpicciolimento di merendine quali girelle, crostatine e tegolini (e non credete a chi vi dice che siete voi che siete diventati più grandi: no! Sono loro ad essere diventate più piccole!) Ancor peggio è andato ai frequentatori di ristoranti, che sempre più spesso oltre a ridurre le porzioni hanno sostituito i menù con erbacce che anche una capra schiferebbe.

Sugna o son desto?

mondo morto
pur privo di costrutto,
strutto nel cuore
Al giorno d'oggi lo sfilacciamento del tessuto sociale, palese conseguenza di quanto sopra esposto, è sotto gli occhi di tutti. Niente più è fatto per durare, nulla ha un senso in questo tempo senza costrutto. Lo scoramento attanaglia i nostri cuori e ci fa struggere al pensiero di epoche più liete, quando l'odore di fritto era sinonimo di bontà.
Sempre più difficile da reperire e continuamente osteggiato dai salutisti, lo strutto ed i suoi derivati continuano a vivere grazie alla dedizione di manipoli di estimatori, che si tramandano ricette nelle quali la margarina è bandita.
Le forze in campo sono ancora poche e la pressione sociale che vi invita a consumare parodie di cibi basati sulla soia è ancora soverchiante, ma le nuove tecnologie vengono in nostro aiuto e sempre più spesso vengono organizzate nostalgiche mangiate in luoghi dove le tradizioni sono ancora vive.
Non abbandonate dunque la speranza! Struggetevi pure al ricordo di tempi migliori e di fronte all'attuale mancanza di costrutto di una società che vi vede ai margini, reietti col fegato gonfio di bellezza e le coronarie intasate di amore, ma non dimenticate le nostre radici e siate sempre pronti a combattere per la reintroduzione di elementi tanto nobili nella vostra ed altrui dieta.

Ricordate sempre che se è vero che nulla si crea e nulla si distrugge... tutto si frigge nello strutto!

domenica 13 gennaio 2013

Pulizie pre-primaverili

Scatolone 1-di-parecchi
Ebbene sì: non solo non sono morto, ma mi sto anche liberando di qualche centinaio di VHS (il grosso videoregistrato dalla tivvù, rigorosamente in LP) che ancora riempivano scaffali e vetrinette.
C'è poco da salvare; per ora - a parte una dozzina - finiscono in uno sgabuzzino, in futuro chissà.

Prego notare l'assoluta predilizione per la QUA-LI-TÀ:  Kennex (che poi vennero vendute anche come marchio coop) a manetta; da qualche parte ho ancora una improbabile Paraña.

Del resto finivano dentro un Inno-hit, apice della tecnologia turca, e quindi...