giovedì 25 settembre 2008

Burn After Reading

A costo di subire gli strali dei più, lo dico: i fratelli Coen sono radical-chic da paura e terribilmente sopravvalutati.
No scherzo, dai: è ovvio che sono io che non capisco e sono un bruto incolto... ma che vi devo dire? Fargo aveva un passo insostenibile, No Country for Old Men era di certo pregevole (ma quanti erano i meriti del testo originale, della fotografia e di Bardem? E comunque a mio avviso Before the Devil Knows You're Dead ed Eastern Promises sono su un altro pianeta).
Passando alla commedia, O Brother, Where Art Thou? era un piccolo gioiello, lo ammetto, mentre il tanto osannato The Big Lebowski mi ha lasciato perplesso: certo, ottimi personaggi, ma se dovessi adesso - a distanza di mesi dalla visione - fare un sunto della trama, sarei in serio imbarazzo.

Se il grosso dei film finora citati non mi ha esaltato (o mi è al più piaciucchiato), il vero fondo è stato toccato con Burn After Reading.
Una trama risibile (del tutto sconclusionata e priva di verosimiglianza) e dialoghi fiacchi finiscono per affondare tutto il film - comprese le buone prove attoriali, prima fra tutte quella di Brad Pitt deficiente da antologia purtroppo poco e mal sfruttato.
Qualcuno ha parlato di messaggio dirompente e di fine critica sociale; il messaggio che è arrivato a me è: "che culo che abbiamo ad essere così ben visti nei salotti buoni, che possiamo permetterci di campare qualunque vaccata noi si sforni..."

Un analista della CIA viene licenziato in tronco, inizia a scrivere le sue memorie di fuoco sull'agenzia, ma il CD con la bozza del testo - niente che abbia il minimo interesse, comunque - viene smarrito in una palestra dove alcuni cerebrolesi lo trovano e sperano di poterlo utilizzare come strumento di ricatto.
Nel mentre, tutti scopano tutti per scacciare i fantasmi delle rispettive crisi di mezz'età (oh, sì: proprio dirompente e radical-chic), ma in fondo in fondo sono dei bambinoni immaturi. La CIA si limita a pulire lo sporco più evidente.

Intrecci di vicende e corpi privi di senso, poche battute degne di una risatina a denti stretti e molte stupidaggini da "oh cavoli, ho proprio finito le idee, e adesso cosa facciamo capitare?" (il coinvolgimento dei russi, soprattutto).
Come è giusto che sia, tutto finirà in niente.

Poi intendiamoci: tra le numerose coppie di fratelli che tanto male hanno fatto al cinema, sono sicuramente tra i meno peggio, ma da qui ad osannarli ce ne passa.

Voto: 4.5. Cosa abbiamo imparato da Burn After Reading? Davvero niente...
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1 commento:

marciodrepanico ha detto...

Sono d'accordo con te su moltissimo della recensione, e oltre modo trovo limpido e saccente il tuo blog.
Ma permettimi di dissentire semplicemente sulla svalutazione che cè dell'analisi altrochè banale della mezza età (o cmq dell'età adulta in genere) attraverso un ritorno all'adolescenza più primitiva e del fattore, a mio avviso preponderante che è quello del caso nella vita. Gli avvenimenti non devono avere un senso al di fuori della catena di eventi che li costituisce.
Chiaramente siamo lontani dai giorni aurei per la coppia di fratelli, che si avvalgono oggi di una sceneggiatura certamente forzata e poco credibile.
Ma è anche vero che Pirandello fu accusato per il suo il Fu Mattia Pascal di inverosimiglianza.
Ecco, non è su questo che ho inquadrato la mia analisi al film.
E concludendo trovo molto significativa la frase di chiusura

"
-Cosa abbiamo imparato con questa storia?
-Assolutamente niente..."

il sunto preciso ed impeccabile delle storie di vita quotidiana che a volte si chiudono in maniera tragica.