Nel 1988 - mentre un malinconico crepuscolo calava su un'epoca nella quale i robottoni erano Veri Robottoni e si componevano con i pezzi di cinque o sei altri veicoli (di cui uno dedicato al fare la sola faccia! sia mai che gli manchi la faccia!) ed avevano i cingoli sotto i piedi, pur passando metà del tempo a mezz'aria in pose epiche - arrivò Gunbuster, sei OAV da 30 minuti l'uno.
In un futuro prossimo l'umanità ha appena scoperto i viaggi a velocità ultra-luce, ed inizia ad andarsene a zonzo nella galassia. La cosa non va però a genio ad un branco di creature aliene, che subito iniziano a distruggere le navi umane, e si preparano ad attaccare la Terra.
Sul pianeta si stanno addestrando delle armate al combattimento su dei mech, nella speranza di contrastare gli invasori. Tra le allieve della sezione femminile c'è anche Noriko figlia del comandante della prima nave umana distrutta dagli alieni (sì, un'orfana; pare che fare figli sia la prima causa di morte tra i giapponesi... )
Il primo episodio può lasciare perplessi, con la presentazione delle protagoniste e poco altro; dal secondo però le cose si complicano: un oggetto sta viaggiando ad una velocità di poco inferiore a c in direzione del sistema solare. Viene organizzata una spedizione di ricognizione e, affiancato l'oggetto, si scoprirà con stupore che non si tratta di un alieno invasore...
La serie punta molto sullo sviluppo caratteriale dei protagonisti, ma abbondano anche gli elementi puramente fantascientifici usati, devo dire, davvero bene: viaggi a velocità luce (e loro conseguenze sullo scorrere del tempo), sviluppo di nuove armi e teorie sulla vera natura dei nemici.
Ovviamente per certi aspetti può spiazzare: ci sono i robottoni e c'è (ovvio!) IL robottone più fico di tutti (c'ha pure i cingoli ai piedi!), tutti aspetti che fanno davvero anni '80, quando non '70.
Però nel complesso risulta un'opera miliare nel genere, pur essendo per molti aspetti fuori dal genere, forse col difetto di essere troppo breve e di richiedere a volte uno sforzo eccessivo per accettare per buone alcune cose che meritavano un maggior spazio/approfondimento (che Noriko sia così dispiaciuta per quel che succede a Smith non appare molto verosimile, se si considera da quanto si conoscevano...)
La serie si distingue anche per una quantità di fan service (quasi) eccessivo, chiaro segno che ci ha lavorato quel maiale di Yoshiyuki Sadamoto.
Ah: è solo in giapponese sottotitolato in italiano; vuole la leggenda che i master originali con le tracce audio separate siano andati persi (complimenti a loro e a chi non ha voglia di rifarli).
La parte tragica è che, come noto, i giapponesi sono geneticamente impossibilitati a pronunciare correttamente i termini stranieri. Nonostante ciò si ostinano ad inserire decine di termini inglesi in ogni dove (sentire "coach" pronunciato come "coachie" fa un po' impressione...)
Voto: 8.
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