domenica 30 luglio 2006

teardrops

The Darkling: un giovane padre di famiglia fatica a mantenere la moglie e la figlioletta con il proprio stipendio di cuoco in una tavola calda; l'incontro apparentemente casuale con un ricco collezionista di auto d'epoca gli cambierà la vita: d'ora in avanti dovrà curare il restauro dei pezzi più pregiati, destinati alla vendita in aste clandestine.

Dopo la morte della moglie in un incidente stradale, la vita del giovane viene sconvolta e, per soldi, decide di vendersi e truccare i numeri di telaio di alcune auto.

Lo stolto non sa di essersi appena venduto l'anima: ben presto il riccone lo inizia al magico segreto della sua fortuna: il darkling.
Dicesi "darkling"... il feto parlante del video Teardrops dei Massive Attack rinchiuso in una gabbietta per uccelli; per la precisione in fetuncolo è fin troppo parlante e parecchio rompiballe, e perseguita il giovane lusingandolo e spingendolo a compiere azioni malvagie con la prospettiva di ottenere fama e denaro.


Triplo YAWN carpiato per questo pseudo-horror moraleggiante per la TV, che si distingue solo per la presenza di vecchie auto americane indicibilmente tamarre. :-)


Voto: 2. Trashometro® 1/10: (brutto e noioso a livelli patologici)


E si ringrazia Enrico per aver segnalato questo meraviglioso titolo che andrà recuperato. :-)

venerdì 28 luglio 2006

R.I.P.

In Pet Sematary II (anche Cimitero Vivente 2), la mamma di Edward Furlong (il sempre impresentabile bambozzo di Terminator 2) tira le cuoia; il paparino veterinario (già dottor Mark Greene di ER, già Goose di Top Gun, già tri-lambda di La Rivincita Dei Nerds) prende baracca e burattini e si trasferisce in una ridente cittadina, dove il figlio - che comunque non si strugge di dolore - possa superare questo difficile momento nella maniera tipica degli americani: trasloco + cane o gatto nuovo + bulli della scuola che ti pestano per bene.

Qui farà più o meno amicizia con un panzone vessato dal patrigno poliziotto.
Quando lo sbirro spara al cane del ciccione, i due ragazzi lo seppelliscono nelle vicinanze di casa, dove si trova un vecchio cimitero indiano che secondo le leggende ha il potere di resuscitare chi vi viene sepolto (che è anche una brillante soluzione al problema della carenza di aree cimiteriali).
Va da sé che il cane resuscita come macchina da guerra, e prontamente sbrana il poliziotto.
I due intraprendenti ragazzuoli con un futuro da becchini, seppelliscono pure lui, che ritorna morto, violento e gioviale allo stesso tempo.
Colti dal sacro fuoco del metodo scientifico empirico, seppelliscono pure la mamma di Furlong che - ingrata come pochi - resuscita pure lei malvagia.

Scontro finale con Furlong. Per dire il livello... ;-)

Filmetto di serie B, senza neppure un momento originale e non abbastanza splatter per divertire. L'unico personaggio quasi decente è il poliziotto morto, per il quale tutti noi facciamo il tifo.

Voto: 4.5 Trashometro® 4/10:

mercoledì 26 luglio 2006

silent benny hill

Silent Hill fa raggiungere al cinema stylish nuove ed impensate vette. Sfortunatamente chi lo ha prodotto deve aver creduto che un po' di nebbia, qualche mostro buffo ed una bimba inquietante fossero validi sostituti per trama, senso del ritmo e dialoghi decenti.

Una bimbetta adottata ha degli incubi durante i quali continua a ripetere Silent Hiiill, ovvero il nome di una città abbandonata che fu sede di una terribile catastrofe.
La mammina, che compensa il proprio scarso acume con due tettine dure-dure, decide di andare a farvi turismo zombie-sessuale.
Non fa in tempo a parcheggiare la macchina che la bimba svanisce nel nulla e deve dunque fiondarsi alla sua ricerca, con l'aiuto di una poliziotta.
Nel corso della ricerca, strani incontri con mostri, entità sovrannaturali assortite e gente strana varia.

Forse (forse) la trama sarebbe anche stata quasi sufficiente, se non fosse per il piccolo dettaglio che Silent Hill non fa paura.
Un particolare tutto sommato rilevante, visto che stiamo parlando di un film horror. :-)
E non è che non fa paura perché ormai ho fatto il callo a quasi tutti i cliché del genere: è che proprio non c'è nulla che possa anche solo lontanamente spaventare.

Diretto da quel mostro che già ci aveva regalato una mezza ciofeca come Crying Freeman ed una purga intestinale come Il Patto dei Lupi, Silent Hill si limita a bullarsi delle proprie scene nebbiose, dei propri mostri presi di peso dai videogiochi senza preoccuparsi troppo di rendere interessante la storia.

Tratto da una longeva serie di videogiochi, che mi dicono avere momenti davvero da brividi, non si inserisce certo tra le più immonde schifezze che si possono pescare nel maleodorante mare dei film tratti da videogiochi, ma solo perché nel genere c'è talmente tanto materiale trash che a sparar nel mucchio è più facile trovare un titolo peggiore che uno migliore.

Voto: 4. Trashometro® 1/10:
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lunedì 24 luglio 2006

kyashan

Gli anni '70! Robottoni! Colori sgargianti! Capelli afro! LSD! Che mito! Che spettacolo!
Certo, personalmente tutti i miei anni '70 li ho passati a dormire, piangere e poppare, ma...
Ehi, non che me ne stia lamentando, è solo che non ero molto attento alla scena culturale dell'epoca. :-)

Ad ogni buon conto: gli anni '70, tra le altre cose, sono stati la culla di una intera stagione di cartoni animati giapponesi pieni di robottoni, eroi fichissimi con capelli improbabili e donnine tutte curve.
Anche se gli eroi erano innumerevoli, non è difficile identificare il vincitore nella classifica dei più truzzi: Kyashan!
Dopo essersi fatto trasformare in androide dal padre indicibilmente sadico (che già che c'era aveva reso robotico il suo cane e tramutato in un cigno meccanico la moglie), Kyashan combatteva contro ondate di robot malvagi con la stessa facilità con la quale l'italiano medio stila la sua personalissima formazione della nazionale. Aveva giusto la sfiga che, andando ad energia solare, era costretto a salvare la Terra all'aperto ed in orario d'ufficio; ma quando sei l'uomo più fico del pianeta queste son quisquiglie...

Nel 2004 esce il film di Kyashan (Kyashan - la rinascita in Italia) con attori in carne ed ossa (beh, più o meno: son giapponesi... ;-)) che reinterpreta il personaggio.
Dopo una tremenda guerra tra Europa ed Asia, l'umanità è sull'orlo della rovina a causa del diffondersi di malattie genetiche; il dottor Azuma, supportato dai militari, cerca di sviluppare una soluzione chiamata neo-cellule; non proprio sorprendentemente l'esperimento - di fatto pezzi di cadaveri in un pentolone da streghe - sfugge di mano ed emerge una nuova razza: i neodroidi, che dopo una quantità mediorientale di trattative giurano eterno odio agli umani.
Come se non fosse già una giornata abbastanza schifosa, il figlio di Azuma tira le cuoia in guerra e l'esimio professore non trova di meglio che immergerlo nel brodino dell'esperimento per farlo rinascere come eroe strafico.
Gironzolando in cerca di refrigerio sull'himalaya, i cattivi si imbattono in quel che sembra il castello delle favole, ripensato da Victor Von Doom ed arredato a suon di granate al fosforo. Collegato all'interruttore della luce del soggiorno, si attiva la mega-fabbrica di robottoni killer che i malvagi manderanno a morire schiantati contro il poootentissimo Kyashan.
Nel mezzo, un po' di politica internazionale ed internale, qualche dramma affettivo ed il visetto innocentissimo di Luna.

Il film lascia con la mascella per terra a livello visivo: spettacolari le ambientazioni steam-punk andato a male, notevole l'uso della computer grafica e del blue-screen (come e prima di Sin City) ed in generale funziona molto bene nell'inventare e nel presentare un futuro alternativo estremizzato.
Eccellente la selezione musicale, sempre in sintonia con le immagini.

Funziona tutto molto bene per una oretta buona.
La pellicola dure due dannatissime ore e venti minuti.
Ecco.

Purtroppo il giocattolo si rompe quando i protagonisti si mettono a sproloquiare sui massimi sistemi, peraltro in maniera non esattamente originale: troppi dialoghi banali, troppe cose che accadono Perché Sì®, troppi momenti morti (introspettivi? no, no: noiosi) tra un combattimento e l'altro.
A proposito dei combattimenti: maraglissimi quelli contro i robot (salti, pugni, e smitragliate), molto più deludenti e mal girati i pochi uno-contro-uno con gli altri cattivi umanoidi.

La sensazione che resta è che si sia voluto strafare, quando un po' più di moderazione (e forse di consapevolezza dei propri mezzi) avrebbe sfornato un prodotto più coerente e meno visionario (fumato?).
E poi diamine: mancano il cane Flendar (che diciamolo: nella serie vinceva metà delle battaglie da solo ;-)) e la mamma-cigno!

Voto: 5.5 (più che altro in quanto occasione parziamente spercata)
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domenica 23 luglio 2006

Io, Robot

Nel 2035 Willy, il principe di Bel Air, ha finalmente messo la testa a posto e si è trovato un lavoro come detective della omicidi. Lui, notoriamente poco avvezzo a qualsivoglia tecnologia non sia un mega-mangianastri portatile a doppia piastra, viene chiamato ad indagare sul misterioso suicidio di quel gran manico del dottor Zefram Cochrane il quale, qualche decennio prima della propulsione a curvatura, aveva inventato pure il cervello positronico e le tre leggi della robotica. Un vero talento! (anche perché, a questo punto, dovrà stabilire il primo contatto da morto... rendendo l'incontro coi vulcaniani il primo caso di eso-necrofilia ;-))

Tornando a noi... per la fortuna del buon Willy, verrà aiutato nell'impresa da Rachel del Coyote Ugly, che a forza di mance e di flirt coi clienti ha imparato il mestiere di robopsicologa.

I, Robot si ispira in maniera talmente vaga ai libri di Asimov che tutto ciò che rimane sono alcuni nomi di persone e cose.

Detto questo, pur con parecchie ingenuità ed uno sviluppo della trama così-così, il film nel complesso si lascia guardare.

Tra gli aspetti negativi c'è certamente la scadente introduzione ai personaggi ed un tono troppo leggero: una sana virata sul cupo avrebbe giovato.

La trama, pur con delle pecche e poco coraggio nel finale, non è poi una catastrofe ed ha alcuni momenti pregevoli purtroppo sfruttati solo in parte (il salvataggio dall'auto finita in mare, la battaglia tra robot); davvero eccellenti gli effetti speciali: i robot, benché molto diversi dalla visione asimoviana, sono spettacolari e molto ben animati.


Nessuno si aspetti di vedere qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile - per qualità - ai libri di Asimov, ma alla fin fine mantiene la promessa di un paio d'ore di intrattenimento.


Voto: 6.
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lunedì 17 luglio 2006

maronna, 'u sangue!

Dio sa perché, è arrivato a noleggio Shallow Ground.
Un ragazzo ignudo ed insanguinato compare improvvisamente dal bosco; preso in custodia dalla locale stazione della polizia, inizia a manifestare strani poteri: sanguina copiosamente a comando, viene ricoperto da ragni e tutte quelle cose che si fanno alle medie per evitare una interrogazione. :-)
In più, come bonus, il suo sangue ha il potere di generare incubi e visioni in chi lo tocca.
Il durissimo sceriffo di paese, che un anno prima non era riuscito ad impedire lo strano omicidio di una ragazza nel bosco, decide di seguire il suo istinto e di gestire la questione da solo, senza chiamare rinforzi. Istinto non proprio infallibile, visto che prima della fine le vittime si conteranno in notazione scientifica, i morti resusciteranno dalle tombe e (quasi) tutti finiranno in preda alle allucinazioni.

Il film in sé totalizzerebbe anche una discreta quantità di punti-gore, con tantissimo sangue che schizza da tutte le parti, ma si perde in una trama delirante che parte per la tangente in mille direzioni diverse, tutte ugualmente insensate. Finale loffio, che cerca di dare un spiegazione a tutto senza riuscirci.

Voto: 4.5 Trashometro® 4/10:
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domenica 16 luglio 2006

[ninja] ninja commandements


"L'impero Ninja ha le sue feroci leggi e chi osa trasgredire conosce la morte. Questa è la stora di tre ribelli (Ivan il Rosso, Rodneg e Janet) che hanno cercato di infrangere il codice a cui avevano giurato sacra fedeltà."
Questo recita il retro di copertina, ciccando giusto il nome di Rodney ed il fatto che i trasgressori erano in due (tale "Ivan il Rosso" non venga mai neppure nominato).

Ninja Commandments è forse uno dei film più rappresentativi del suo genere: i due "film" di cui è composto non si sfiorano nemmeno, ed il girato hong-kongese sembra essere il più laido ed insensato film drammatico che sia mai stato abortito in fase di produzione. Non è un film facile e non è consigliabile come primo "film di ninja", ma non di meno è una vera pietra miliare dell'auto-punizione cinematografica... e poi ci sono i 10 (o quanti sono) comandamenti ninja! ;-)

Il saggio capo dell'impero ninja ha quattro seri problemi:
  • è brutto che ammazza,
  • si è fatto soffiare da sotto il naso delle antiche spade,
  • deve punire i disertori Rodney e Janet,
  • ha uno stuolo di fessi al proprio comando.
Per risolvere il problema delle spade incarica Gordon - che parte a piedi per il Giappone - di recuperarle.
Rodney e Janet invece hanno violato la prima regola del catto-impero ninja: "niente sesso prematrimoniale"! È una cosa seria, vanno puniti! Tanto seria che non se ne occupa nessuno, ed in ogni caso nell'altro girato non ci sono ninja, quindi perché preoccuparsi? :-)
Approfittando dell'assenza di Gordon, invece, Il Cattivo Di Cui Non Ricordo Il Nome decide che è ora di uccidere il maestro e prendere il suo posto. Tornato senza l'ombra di una spada Gordon combatterà contro tale ingiustizia (certamente tra i precetti ninja c'è anche "non uccidere il maestro"!) fino al feroce duello finale.

Altrove, nel frattempo, Rodney scopre che sua moglie Janet è incinta e decide di trovarsi un lavoro dignitoso e remunerativo: comprare ciarpame porta e porta. Purtroppo, senza alcuna ragione apparente, viene accusato da un piccolo malavitoso locale del furto di una orripilante teiera in ghisa, crimine evidentemente molto grave da quelle parti, dato che Rodney viene prontamente incarcerato in attesa di giudizio... e liberato per decorrenza dei termini 30 anni dopo (il sistema giudiziario hong-kongese mi lascia perplesso). :-)
Janet scodella dunque l'inutile bastardo Danny ma, per salvarlo dall'incendio della loro capanna, resta ustionata al volto. Vergognandosene, decide di spacciarsi con Danny, ora cresciuto, come una sua zia.
Danny cresce complessato a causa della "zia" sfigurata, che maltratta e mette in imbarazzo.
Una volta diventato adulto scoprirà la verità e cercherà di far reincontrare il padre (finalmente uscito di galera) con la madre, ma un triste destino è in agguato...

Seguendo le vicissitudini di questi disgraziati avremo, ogni volta che Rodney o Janet alzano gli occhi al cielo, delle comparsate del maestro ninja morto che, dal suo paradiso ninja, dispensa perle di saggezze e precetti ninja.
A dire il vero tali comandamenti sono solo molto vagamente collegati alle loro vicende terrene, il che mi lascia pensare che il maestro ninja faccia un po' le veci dei biscottini della fortuna o dei bigliettini nei baci perugina, ma tant'è... ;-)

Da non perdere: la scalata di Gordon dell'Everest hong-kongese al solo fine di gridare "NINJA!" in cima; i cattivi vestiti come i ninja della roma ed i buoni vestiti come i ninja della lazio; i fulmini di frankenstein nei momenti drammatici del finale.

Voto: 2. Trashometro® 10/10: (autopunitivo all'estremo, fate attenzione!)
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