domenica 25 novembre 2007

1408

Che da svariati anni Stephen King non ci provi neanche più, mi sembra un fatto assodato. Tanto vende lo stesso, quindi perché sbattersi?
1408 è tratto da un abbozzo diventato poi una storia breve, e la carenza di materiale fa sentire il suo peso.

Scrittore pseudo-horror di mezza tacca in piena crisi, si imbatte nel mito della camera 1408 del Dolphin Hotel a New York: la leggenda vuole che oltre cinquanta persone vi siano morte, in larga parte suicide; decide di trascorrevi una notte, con l'intento di sbugiardare i gestori.

La trama di fatto è assente: pochi fatti coloriti riguardanti il passato della stanza, e poi ci si dedica alle visioni suggestive-paranoiche del protagonista, tormentato per la recente morte della figlioletta.

Eppure il film ha i suoi pregi: il senso di angoscia è ben costruito, ed anche se si sa in ampio anticipo quando aspettarsi il colpo di scena e quando si tratta di un falso allarme, la tensione viene mantenuta per tutto il tempo.
Merito di una buona fotografia, di una regia tutto sommato accettabile (anche se qualche scena sopra le righe non manca, a partire dall'accanimento isterico contro il frigo-bar), di effetti speciali usati con accortezza e soprattutto di John Cusack e Samuel L. Jackson, davvero ottimi.
Senza di loro il film sarebbe stato probabilmente un evitabile esercizio di quasi-stile.

Voto: 6+ (originalità zero, ma si lascia guardare).
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