Lontano dalla Luce (titolo originale di cotanta bellezza del 2010) sta infatti al genere horror come Analità Campagnola sta alla zootecnia.
Nella solita Torino Esoterica® un pirla con davanti una brillante carriera da psichiatra/psicologo/stura-cessi riesce a convincere un esimio professore della facoltà di Sarcazzologia Applicata che girare un docu-mocku-mentario sulle possessioni demoniache sia una eccellente scelta per la sua tesi di laurea.
Essendo un vero leader, riunisce la sua fida ghenga di amici disadattati e per circa tre quarti del film li mette a loro agio facendogli scolare decine di bottiglie di vino in casa sua.
Una volta sufficientemente ebbro, il branco di scrocconi lo aiuterà a rintracciare una svalvolata che conosceva da bambino, e che una lieve forma di epilessia ha condotto ad una vita di dissoluti eccessi. Devo anche dire che la rintraccia in un cimitero, dove a quanto pare la disgraziata attendeva da sempre il suo eroico non-salvatore?
Capezzolino birichino! |
- raccontarci la sua tediosa storia di soprusi e perdizione.
- farsi riprendere mentre dorme (che citare Andy Warhol fa sempre cultura).
- stringere un patto col diavolo.
- una scopatina d'ordinanza, che male non farà.
- un lieve quanto inconcludente caso di possessione satanica.
Filmaccio che manca di tutto (a parte una intera muta di attori cani), e che si perde nel mare di italici liquami degli ultimi anni: non lo si può davvero ricordare sotto nessuno aspetto, se non per la noia che infonde.
Circolare, circolare... non c'è niente da vedere.
Voto: maddai!
Trashometro®: 2/10 (da vedere solo se siete in vena di completezza)
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